Un’accusa pesante – bancarotta fraudolenta – torna a far parlare de il Melograno, l’azienda di Santarcangelo di Romagna fondata nel 1987 da Claudio Coli e specializzata nella produzione di frutta e verdura di IV Gamma ed estratti, che aveva chiuso i battenti in fretta e furia poco più di anno un fa (qui l’articolo di Fresh Cut News dello scorso luglio).
Come riportato da agenzie di stampa e testate giornalistiche locali, dopo che il 14 dicembre 2023, con la sentenza del giudice Francesca Miconi, era stata aperta la procedura di liquidazione, i Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Rimini hanno ora dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo convalidato dal GIP di 41 unità immobiliari tra uffici, stabilimenti industriali e terreni edificabili per un valore di 17 milioni di euro.
Secondo le indagini del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria, era in atto un piano per sottrarre il patrimonio immobiliare della società, quindi capannoni, uffici e terreni al controllo del giudice fallimentare.
Quattro gli indagati: oltre a Coli, tre consulenti finanziari, un cittadino bulgaro, uno svizzero e un italiano residente in Calabria, ma con uffici in Svizzera e negli Emirati Arabi. I procacciatori d’affari che dovranno rispondere dell’ipotesi di concorso un bancarotta fraudolenta, hanno sedi operative tra Roma, Rimini e Cosenza.
Nel dettaglio – come ha scritto l’ANSA – La società si sarebbe servita dei tre consulenti finanziari per spostare le proprietà intestate al Melograno con un’operazione di “cartolarizzazione immobiliare” un una “società veicolo” per cercare investitori, ossia denaro, sul mercato al fine di riprendere la produzione.
L’operazione avrebbe prodotto l’emissione da parte della società veicolo di obbligazioni da vendere alla Borsa di Dublino. La Finanza ha scoperto come attraverso queste operazione la società di Santarcangelo, nel frattempo dichiarata fallita, fosse stata svuotata dell’intero patrimonio immobiliare senza ricevere alcun corrispettivo.
Oltretutto la società veicolo non avrebbe né le prescritte autorizzazioni né i requisiti richiesti dalla Banca d’Italia per gestire le operazioni in Borsa per cui tutta l’operazione era stata in realtà simulata. Le Fiamme Gialle infine hanno scoperto che si stavano organizzando ulteriori cessioni di immobili, tra cui una a favore di una Fondazione di diritto estero per impedirne il recupero dei beni per i creditori.
“Sono convinta di poter dimostrare l’estraneità ai fatti contestati del mio assistito”, ha detto l’avvocato Nicoletta Gagliani, del Foro di Rimini, che difende Coli. “Abbiamo già depositato degli atti in Procura per dimostrare l’estraneità ai fatti contestati”. (red.)