Ha fatto scalpore nei giorni scorsi la notizia dei 40 casi di intossicazione alimentare nel Modenese tra bambini che avevano gustato pomodorini, risultati avariati, nell’ambito del progetto Frutta Nelle Scuole. E c’è chi mette nel mirino anche la frutta tagliata pronta al consumo, che fa parte del progetto ministeriale.
Alessandro Ronchi di Alleanza Verdi e Sinistra Forlì, ha affermato: “Il cibo distribuito ai nostri bambini deve essere biologico e a filiera corta, e deve essere correttamente controllato per evitare episodi simili o casistiche ancora più gravi. Quale educazione alimentare vogliamo dare, se forniamo cibo probabilmente contaminato da prodotti chimici anche ai bambini, che dovrebbero essere i più tutelati in assoluto? Il programma, promosso dall’Unione Europea per sostenere i bambini nella conquista di abitudini sane ed equilibrate come recita il video promozionale, sarebbe una straordinaria occasione per diffondere le nostre coltivazioni biologiche e a km0 nelle 7000 scuole di tutto il territorio nazionale coinvolto. Invece, nella scuola pubblica è stato distribuito cibo contaminato”.
“Tra l’altro – incalza Ronchi – il programma soffre di un problema altrettanto serio, se si vuole pensare all’educazione delle nuove generazioni: questa frutta e verdura viene confezionata nella plastica monouso; frutta tagliata a spicchi e imballata nella plastica non è certo l’esempio per un futuro salubre e sostenibile. Questo imballaggio è inutile, come del resto motiva il professor Antonio Ragusa, il primo scienziato al mondo ad aver trovato tracce di microplastiche nella placenta delle donne e nel latte materno secondo. Numerosi studi hanno dimostrato che conservare gli alimenti nella plastica può comportare il rilascio di nano e micro particelle dannose negli alimenti stessi, con conseguenze negative sulla salute umana”. ù
Di qui l’invito a “ripensare seriamente al progetto, rendendo la catena di acquisti più breve e territoriale, associando questa esperienza con i coltivatori biologici locali alle visite ai mercatini bio e alle aziende che producono in maniera sostenibile: in questo modo potremo valorizzare le migliori pratiche che già esistono sul territorio e i lavoratori del settore, oltre a raggiungere correttamente l’obiettivo del programma”, conclude Ronchi.