Con un decreto di poche righe il ministro per le imprese e il made in Italy Adolfo Urso ha decretato nei giorni scorsi la liquidazione coatta amministrativa dell’Organizzazione produttori ortofrutticoli Veneto, maxi società cooperativa con sede a Zero Branco (Treviso) che contava 485 soci produttori dalla provincia di Treviso a quella di Venezia (Chioggia e Sottomarina capofila), ma anche Rovigo e Veneto più in generale.
OPO Veneto aveva creato forti sinergie con il settore della IV Gamma, allargando la base produttiva al Sud e puntando in particolare sul radicchio. Un colosso nato con lo scopo di raccogliere e distribuire i prodotti ortofrutticoli della regione – da qui, come ricorda la Tribuna di Treviso il suo secondo nome “Orto Veneto” – nato nel 2004 e ora finito “ko” su richiesta della stessa Confcooperative.
La OPO gestiva la produzione delle aziende agricole socie, incamerandone i prodotti e vendendoli. Disponeva di svariati magazzini. A questo univa l’attività di promozione attraverso eventi e fiere di settore, in primis Macfrut.
Testa di ponte dell’attività prodotti come il radicchio rosso di Treviso, di Chioggia, il variegato di Castelfranco Igp, l’asparago Dop e Igp, il peperone. Costituita inizialmente da una base di 354 soci diretti e 5 realtà associative (Cooperativa Ortolani Sottomarina, Cooperativa La Nuova di Sottomarina, Cooperativa Corte Veneta, Cooperativa Produttori Agricoli del Fucino, Consorzio Freschissimi) è cresciuta nel tempo allargandosi ai mercati ortofrutticoli di Treviso e Villorba, Lusia, Sottomarina e Campagna Lupia, Marostica, Candiana e Anguillara Veneta, e Belluno arrivando a bilanci da 31 milioni di euro.
Le relazioni economiche presentate negli ultimi anni, si legge sempre sulla Tribuna di Treviso, attribuiscono la responsabilità della flessione di ricavi e attività agli effetti del Covid, al caro prezzi delle materie prime, all’incertezza dei mercati. Fatto sta che al 31 luglio 2022 il ministero certificava “una condizione di sostanziale insolvenza, a fronte di un attivo circolante di 8,4 milioni si riscontrano debiti esigibili entro l’esercizio successivo per 20,6 milioni e un patrimonio netto negativo di 2,3 milioni”.
Una voragine a cui si sono aggiunti, sempre secondo la ricognizione fatta dagli uffici del ministro Urso, “mancati pagamenti di mensilità e tredicesime, omesso versamento dei contributi, e atti di pignoramento, numerosi decreti ingiuntivi e atti di precetto”.
Di qui, e anche a seguito della richiesta di avvio della procedura di liquidazione coatta avanzata dalla Confcooperative, il decreto e l’avvio del commissariamento giudiziale affidato all’avvocato bolognese Pierluigi Bertani.
La crisi di OPO rischia di mettere in difficoltà anche il mercato ortofrutticolo di Chioggia, che detiene il 37% di Chioggia Ortomercato, quota importante nel pacchetto azionario del 56% che permette alla società Ortomercato Chioggia di essere privata.
La ripartenza per le produzioni agricole del territorio potrebbe essere legato alla nuova coop Veneto Ortofrutta (che in sette mesi ha rimesso assieme 30 soci generando un volume d’affari di 2,9 milioni di euro), ad AgriVeneto e al suo marchio Radico e al sostegno del consorzio agrario di Treviso e Belluno e di Coldiretti.
AgriVeneto, società partecipata al 30% dal consorzio agrario, al 60% da una cooperativa del centro-sud e al 10% da una società umbra, ha dato avvio alla nuova avventura del Cash&Carry dei produttori agricoli aperto alla grande distribuzione, all’HORECA e ai privati. Si punta soprattutto sul radicchio di Treviso tardivo, precoce, Chioggia e variegato.