Si è tenuto martedì 28 giugno a Bologna il convegno “Le nuove sfide dell’agricoltura: formazione e tecnologie digitali” organizzato in collaborazione tra Accademia Nazionale di Agricoltura e Assessorato Agricoltura, Caccia e Pesca della Regione Emilia-Romagna con il patrocinio di UNASA (Accademie per le Scienze Agrarie) e il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna.
La giornata è stato un importante momento di riflessione per fare il punto da un lato sulla attuale situazione dei nuovi approcci formativi per la conoscenza e la diffusione delle tecnologie digitali nell’agricoltura di precisione, dall’altro sull’utilizzo di precision farming, robotica e nuovi materiali in Italia.
Oggi l’agricoltura è uno dei settori al centro della scena mondiale risentendo più di altri delle condizioni climatiche mutate, ma avendo anche il compito di utilizzare in maniera adeguata le risorse naturali, con l’obiettivo di aumentare la sostenibilità ambientale delle proprie produzioni e al contempo fornire adeguato sostentamento alimentare. Una sfida questa che può essere affrontata in maniera efficace grazie all’avanzamento della ricerca tecnologica e meccanica dei propri strumenti di lavoro.
Gli interventi della giornata, tenuti dai principali professori universitari dei diversi Dipartimenti di scienze agrarie, alimentari e forestali delle università di Bologna, Firenze, Padova, Tuscia, rappresentanti del C.N.I.T di Pisa e addetti ai lavori di realtà produttive del territorio ha analizzato l’intero comparto dell’innovazione agricola, dalla necessità di istruzione e formazione fino ad arrivare alle applicazioni in campo pratico.
Il convegno è stato aperto da Alessio Mammi, assessore Agricoltura e agroalimentare, caccia e pesca Regione Emilia-Romagna e le conclusioni tenute dal Prof. Giorgio Cantelli Forti (nella foto di apertura), presidente Accademia Nazionale di Agricoltura e dal Prof. Giovanni Molari, Magnifico Rettore Università di Bologna.
“Oggi lanciamo un importante messaggio sulla necessità di continuare a unire ricerca, innovazione e agricoltura. I dati dell’ultimo Censimento dell’Agricoltura, presentati dall’Istat, forniscono un quadro preoccupante sulla situazione nazionale: in 38 anni sono scomparse 2 aziende agricole su 3 e la digitalizzazione è utilizzata sì nel 32% delle aziende, ma solo quelle condotte da giovani sotto i 44 anni, mentre oltre i 45 anni cala drasticamente al 7,6%. Il mondo dell’agricoltura deve essere accompagnato – ha detto Cantelli Forti – in questo cambiamento epocale per non lasciare nessuno indietro e aumentare la competitività del comparto agricolo nazionale grazie all’agricoltura 4.0. Come Accademia abbiamo volontà di continuare in queste iniziative e ringrazio la Regione Emilia-Romagna per il grande supporto su questi temi”.
“La collaborazione con l’Accademia per noi è importante e proseguirà nel tempo avendo obiettivi comuni. In ambito agricolo tre sono i nostri campi d’intervento: investimenti, dal 2021 al 2027 avremo 132 milioni di euro in più dal PSR, aiuti alle nostre produzioni e sviluppo su innovazione e trasferimento tecnologico. In Italia la Regione Emilia-Romagna – ha sostenuto Mammi – è quella che investe di più in tali campi, a breve partiranno bandi sulla ricerca per 2 milioni di euro, e rafforzeremo le collaborazioni con enti e istituti nazionali e internazionali, come quella con il nuovo Centro Meteo Europeo e la partnership, da poco firmata negli U.S.A., con una delle più importanti società di ricerca nelle biotecnologie che siamo certi farà diventare la nostra regione punto di riferimento per la genomica a livello internazionale”.
“La formazione applicata alle tecnologie digitali è un obiettivo centrale dell’Università di Bologna – ha concluso Molari – e il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari sta portando avanti l’adeguamento delle nostre classi di laurea allo studio dell’innovazione che, sempre di più, si sviluppa in agricoltura collaborando con aziende, imprese, ed enti locali. Grazie al Centro Didattico Sperimentale di Cadriano ci impegniamo giornalmente affinché didattica e innovazione siano provate direttamente sul campo per agevolare le innovazioni agricole e renderle disponibili al mondo della produzione”.
Di seguito alcuni interventi emersi durante il convegno.
Formare un numero sempre più alto di agroelettronici, agroinformatici e agroanalisti, per coinvolgere tutte le competenze disponibili, è sempre più necessario al fine di creare un nuovo approccio metodico in un settore nato da poco, ma in rapida crescita. Nella sua relazione il Prof. Danilo Monarca, Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali Università della Tuscia, ha individuato nelle università italiane circa 30 insegnamenti tra meccanica agraria e meccanizzazione agricola, 30 di macchine ed impianti, 9 di meccanizzazione vitivinicola e 5 di meccanizzazione forestale.
In Italia le tre università con i maggiori Dipartimenti di Agraria e Agroalimentare sono Milano (238 professori di cui 11 di meccanica agraria, 4,6% dell’intero copro docenti), Padova (233 professori di cui 6 di meccanica agraria, 2,6% dell’intero corpo docenti) e Bologna (164 professori di cui 9 di meccanica agraria, 5,6% dell’intero corpo docenti). Una forte diversificazione di insegnamento a seconda delle sedi, agricoltura di precisione, automazione e robotica come corsi principali e insegnamento della lingua inglese specifica in questi campi sono i tratti che caratterizzano l’insegnamento universitario italiano.
Il caso della raccolta del pomodoro aiuta a comprendere l’importanza dell’innovazione in agricoltura e i problemi da affrontare essendo quello che mette più sotto stress tutti i sistemi a livello meccanico, elettronico e sensoristico. Infatti, come ha sottolineato il Prof. Marco Vieri, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali Università di Firenze, per il pomodoro i vincoli nella produzione sono molto rigidi dovendo le aziende consegnare rapidamente un prodotto che abbia un uguale livello di maturazione per ogni singolo pezzo.
agricolturaQuesto significa che la parte meccanica deve sempre funzionare correttamente per rispettare i tempi al pari del sistema di rilevamento, il quale deve scegliere correttamente, tra i prodotti verdi non ancora pronti e quelli rossi maturi. Si capisce allora bene come tutti questi passaggi influiscano in maniera decisiva sulla scelta del consumatore al momento dell’acquisto, che vuole pomodori al giusto punto di maturazione pronti per essere consumati subito, con risvolti economici decisivi per il mondo dell’agroindustria.