Cambio di rotta a McGarlet. Al centro le nuove esigenze del consumatore

Pronto al debutto commerciale, il mango di IV Gamma coltivato in Sicilia di McGarlet, azienda leader nella produzione di frutta esotica di I e IV Gamma che come tutto il comparto del fresh cut, si porta dietro i segni della crisi da Covid che l’ha costretta a ridurre in modo consistente il numero dei dipendenti.
“I colpi della crisi sono stati duri – assicura Luca Garletti (nella foto) che guida l’azienda bergamasca -. Non abbiamo chiuso nessuna linea di processo ma abbiamo dovuto ridurre i volumi in lavorazione. Pensi che qui a Bergamo che è il cuore pulsante della produzione di IV Gamma perché tutti i grandi player sono qui, si parla di riduzione dei turni di lavoro a causa del calo delle vendite del 30-40% dall’inizio dell’anno. Per la frutta ready to eat, invece, arriviamo anche al 70% in meno. Noi quest’estate abbiamo dovuto ridurre il numero degli addetti dell’80%. Da circa 55-57 persone a una decina”.
Il calo di vendite in IV Gamma è legato ad un cambio di abitudini alimentari che sembra stabilizzarsi anche perché, almeno per il momento, non si vede ancora all’orizzonte la fine della pandemia. Si fanno stime, pronostici, ma la verità è che nessuno sa quanto ancora durerà questo stato di cose che ha rivoluzionato il modo di comprare, di consumare e di considerare la propria salute anche attraverso il ruolo dell’alimentazione.
“Stiamo assistendo ad un vero e proprio cambio culturale – afferma Garletti – che, non sapendo quando finirà la situazione pandemica, preferiamo considerare come la nuova normalità. Ci stiamo muovendo in funzione di questo nuovo scenario. La nostra strategia punta a posizionarci nella fascia di prodotto top quality. Ma questo implica che vadano educati sia il consumatore che i responsabili del controllo qualità delle grandi insegne”.
L’azienda sta prendendo le misure con un cambio di rotta. Pensiamo ai manghi siciliani: se raccolti al giusto grado di maturazione, saranno frutti con una shelf life ridotta e un aspetto che, magari, non corrisponde ai tradizionali canoni estetici richiesti dal mercato. Precisa Garletti più in generale: “Se da un lato stiamo attenti alle innovazioni che, senza intaccare la qualità del prodotto permettono di allungarne la shelf life, d’altro canto dobbiamo chiederci se siamo pronti a questo nuovo cambio di cultura. Lo dico pensando anche ai cosiddetti prodotti a residuo zero, che non potranno mai avere lo stesso aspetto di quelli trattati, lo stesso dicasi per il picciolo verde dell’arancia tanto amato dal mercato che, senza trattamenti, non sarà più verde anzi molto probabilmente seccherà e cadrà. La logica che dovrà cambiare, se vogliamo andare in questa direzione è quella di smettere di comprare con gli occhi e pensare di più alla sostanza di quello che mangiamo. In questo le informazioni in etichetta giocano un ruolo fondamentale nel dialogo con il consumatore”.
Mariangela Latella

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