“Ci aspettiamo di raggiungere entro il 2026 una produzione di 2 milioni di kg, ossia 20mila quintali, di ortaggi a foglia l’anno”: parola di Pierluigi Giuliani, CEO e co-founder di Agricola Moderna.
In una nota aziendale inviata nei giorni scorsi, si parla di suolo: una risorsa limitata, il suo impoverimento e degrado non sono recuperabili se non nel corso di moltissimi anni. Occorrono, infatti, fino a 1.000 anni per formare circa 3 cm di terra fertile, mentre oggi l’equivalente di un campo da calcio di suolo è eroso ogni 5 secondi. Secondo l’ultimo Rapporto di Salute del Suolo questo fenomeno minaccia una serie di servizi ecosistemici essenziali per il benessere umano, come la protezione dell’ambiente e della biodiversità, le attività agricole e la sicurezza alimentare, dato che il 95% del cibo globale dipende dal suolo. Con il tasso di erosione corrente si stima che entro il 2050, il 90% dei suoli potrebbe essere a rischio, e senza interventi potremmo perdere tutta la terra fertile e coltivabile entro 60 anni. In Italia, negli ultimi 25 anni, è scomparso il 28% dei terreni coltivabili, mentre un terzo dei suoli mondiali è già degradato.
Questi dati dovrebbero essere motivo sufficiente a imporre all’attenzione la ricorrenza del 5 dicembre: Giornata Mondiale del Suolo.
Agricola Moderna, azienda agritech fondata a Milano nel 2018 da Pierluigi Giuliani e Benjamin Franchetti e tra le prime imprese ad aver lanciato sul mercato italiano prodotti da agricoltura verticale, si associa a quanti celebrano la Giornata Mondiale del Suolo sottolineando l’importanza di proporre delle alternative al consumo di suolo, acqua ed energia, alla cronica dipendenza da fertilizzanti azotati, pesticidi, fitofarmaci e diserbanti e all’insufficiente produttività che rendono insostenibili le attuali pratiche agricole intensive.
L’agricoltura verticale, metodo di produzione scelto da Agricola Moderna per le sue insalate e basilico, ha tutti i requisiti per essere una concreta alternativa sostenibile in virtù dei notevoli risparmi di risorse, in particolare di suolo, che consente. Questo metodo di coltivazione indoor, infatti, avviene in ambiente chiuso e controllato che esclude qualsiasi contatto con patogeni esterni, permettendo di non utilizzare pesticidi, fitofarmaci o diserbanti.
Le colture si sviluppano in verticale su piani sovrapposti fuori suolo, utilizzando un substrato composto da materiale organico, utilizzato per più cicli di crescita delle piante, così da valorizzarne al meglio l’efficienza nel tempo. Questa soluzione consente di ottimizzare gli spazi e di ridurre sino al 98% il consumo di terreno e del 95% i consumi di acqua. Quest’ultima, erogata per sub-irrigazione, viene totalmente recuperata, microfiltrata e rimessa in circolo. Inoltre, l’assenza di residui di agenti chimici di protezione delle colture e di metalli pesanti nel substrato fa sì che il pericolo di contaminazione del suolo e delle falde acquifere sia totalmente rimosso.
A fare dell’agricoltura verticale un’alternativa a cui guardare con interesse crescente per il futuro è il differenziale in termini di efficienza e di minori sprechi. Questa tecnica, inoltre, può essere impiantata non solo dove sussistono le condizioni più favorevoli alle colture orticole ma anche più vicino ai centri in cui si concentra la domanda, accorciando la filiera di produzione, con ricadute positive in termini di minori sprechi lungo la catena di approvvigionamento e di riduzione delle emissioni legate alla logistica.
Soprattutto, il vertical farming è in grado di ottimizzare i naturali cicli di crescita delle piante, ricreando ogni giorno, per 365 giorni l’anno indipendentemente dal clima e dalle stagioni, le condizioni ottimali per le piante controllandone i parametri essenziali come aria, acqua e luce. In Agricola Moderna i cicli di crescita delle piante durano circa tre settimane e si ripetono senza interruzioni, garantendo una produzione continua ed efficiente. Al contrario, in agricoltura tradizionale, questi sono fortemente influenzati dall’andamento stagionale e nei periodi freddi si allungano notevolmente, arrivando anche a due mesi per completare un singolo ciclo di coltivazione.
Inoltre, l’agricoltura verticale riduce significativamente gli scarti di produzione. In Agricola Moderna lo sfrido – ovvero la quantità di biomassa edibile che viene persa lungo la linea di produzione – è solo del 2%, grazie all’ambiente controllato e protetto. In agricoltura tradizionale, invece, le perdite sono molto più elevate, soprattutto a causa di attacchi di patogeni che nelle vertical farm non si verificano. La possibilità di programmare le produzioni in modo accurato evita anche le sovrapproduzioni tipiche delle coltivazioni in pieno campo, specialmente durante i periodi di picco stagionale come la primavera e la fine dell’estate, quando le condizioni climatiche ottimali portano a una produzione eccessiva che il mercato non è sempre in grado di assorbire.
“Mi limito a fare un esempio concreto, basato sull’esperienza diretta in Agricola Moderna” – dichiara Pierluigi Giuliani, CEO e co-founder di Agricola Moderna. “Dal 2020, con la sola produzione dell’azienda pilota di Melzo, offriamo insalate e aromi di alta qualità, freschi a lungo, sani e gustosi, senza pesticidi e certificati nickel-free, destinati ai punti vendita in Lombardia di un’importante catena della GDO e a una piattaforma di e-commerce. Quando, dall’anno prossimo, sarà operativo 365 giorni l’anno il nuovo impianto ad Agnadello, in provincia di Cremona, alimentato al 100% da energia green di prossimità e all’interno del quale si svilupperà tutta la catena produttiva, dalla semina alla coltivazione fino al confezionamento e alla logistica, grazie ad una vasta superficie di coltivazione, che verrà gradualmente potenziata, ci aspettiamo di raggiungere entro il 2026 una produzione di 2 milioni di kg, ossia 20mila quintali, di ortaggi a foglia l’anno”.