L’ortofrutta a residuo zero de L’Insalata dell’Orto fa scuola in Todis

L’Insalata dell’Orto continua a investire sul residuo zero nell’ambito dei suoi progetti di sostenibilità. Dopo aver chiuso il 2023 con un progresso a doppia cifra, e aver superato i 50 milioni di euro di fatturato, l’azienda veneta a inizio anno è stata tra i promotori di Paniere Zero Residui, una rete di imprese costituita per valorizzare frutta e verdura con questa nuova certificazione attraverso la promozione di un marchio comune e di messaggi chiari e trasparenti per il consumatore. Un’esperienza, questa, raccontata sabato 12 ottobre durante la convention per i 25 anni di Todis al Cinecittà World di Roma.

L’Insalata dell’Orto, tra i primi gruppi ortofrutticoli in Italia a dotarsi di un Bilancio di Sostenibilità, fornisce a Todis insalate pronte al consumo a residuo zero. Ad illustrare il progetto è stata Sara Menin, product development manager dell’azienda con quartier generale a Mira (Venezia), 17 aziende agricole di proprietà con 370 ettari in produzione, di cui 270 in biologico e 9 referenze certificate a residuo zero.

Sara Menin con Cinzia e Raffaella Busana alla convention Todis di Roma

“Per noi la sostenibilità non è uno slogan, ma orienta da anni le strategie aziendali e gli investimenti – ha raccontato Menin –. Paniere Zero Residui, ad esempio, soddisfa ben 13 dei 17 obiettivi previsti dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’Onu: produrre a residuo zero, cioè avere al momento della raccolta residui fitosanitari di sintesi chimica inferiori o uguali a 0,01 mg/kg significa utilizzare meno agrofarmaci e molecole meno impattanti rispetto al convenzionale; la coltivazione prevede poi un impiego inferiore di acqua e il dispendio di meno energia”.

“Tra l’altro – ha aggiunto – nella nostra filiera facciamo ampio ricorso alle energie rinnovabili, a partire da quella fotovoltaica, e quindi con questo metodo di coltivazione affrontiamo concretamente la sfida della riduzione delle emissioni e quindi il contrasto al cambiamento climatico. Ci prendiamo cura della salute del suolo e ricorrendo a trattamenti chimici dal minor impatto si difende la biodiversità. Parliamo quindi di un sistema produttivo innovativo che dà lavoro redistribuendo benessere e ricchezza, e che è organizzato, almeno nel nostro caso, nella logica del partenariato del contratto di rete”.

Paniere Zero Residui aggrega produzioni ortofrutticole certificate residuo zero che rispettano un rigido disciplinare interno, dalla frutta all’insalata in busta per un totale di 14 famiglie di prodotti. “Espandere la produzione a residuo zero vuol dire ridurre gli impatti sull’ambiente dove si coltiva, ma anche diversificare la produzione assicurando una maggior remunerazione per il lavoro agricolo e valorizzando il settore primario – ha evidenziato la manager -. Noi siamo pronti a investire, ma per ottenere questi risultati è però indispensabile avere una Gdo sensibile, che crede nel progetto e che, assieme a noi, ci mette la faccia: nel punto vendita possiamo infatti allestire isole dedicate dove tutti i prodotti certificati possono trovare il loro spazio ed essere facilmente identificati e acquistati dal consumatore, avviando così il ciclo virtuoso del residuo zero. Produrre ortofrutta nel pieno rispetto della sostenibilità oggi è possibile – conclude Sara Menin – e soprattutto lo si può misurare e raccontare informando il consumatore, dandogli così una scelta dall’alto valore ambientale e sociale”.

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