Nonostante una flessione dell’1,2% delle quantità acquistate nei supermercati nel 2023, i surgelati resistono bene allo svuotamento del carrello dovuto a crisi e inflazione. Più che l’aumento dei prezzi, è stato il ritorno dei consumi fuori casa dopo la pandemia a far diminuire le vendite (come del resto per altri alimenti).
Ma dal confronto con il 2019, come sottolinea in un lungo articolo Il Sole 24 Ore, si vede come il ricorso agli alimenti da conservare in freezer sia entrato più stabilmente nelle abitudini degli italiani rispetto al pre Covid.
È il trend che emerge analizzando i dati elaborati dall’Istituto italiano alimenti surgelati (Iias), secondo cui nel 2023 sono state oltre 645mila le tonnellate di surgelati consumate a casa, quasi il 10% in più rispetto al 2019. Il confronto più interessante riguarda però le singole categorie.
I vegetali pesano per oltre un terzo dei consumi
I vegetali pesano per oltre un terzo dei consumi, ma probabilmente il loro consumo era già consolidato nelle abitudini delle famiglie: in questo caso l’aumento di acquisti negli ultimi 4 anni è stato dell’1,1%. Il pesce (naturale e panato) ha raggiunto le 92.372 tonnellate con un incremento del 2,3%.
Il dato più significativo e determinante nel cambio di abitudini di consumo è quello sui piatti pronti: +34,3% fra il 2019 e il 2023, quando hanno raggiunto le 66.637 tonnellate. E poi ci sono le patate, cresciute di ben il 35,8%. Un dato condizionato probabilmente anche dagli aumenti record riscontrati sul fresco, ma che comunque conferma l’apprezzamento per i prodotti facili e veloci da preparare (complice probabilmente anche il boom delle friggitrici ad aria).
“Il Covid ha segnato uno spartiacque per i surgelati – commenta Giorgio Donegani, presidente Iias – all’inizio c’era la paura di rimanere senza cibo e si facevano scorte, ma poi ci si è accorti, ad esempio, che i surgelati limitano gli sprechi e mantengono a lungo le caratteristiche del fresco pur essendo per legge senza conservanti. Sono insomma usciti vincenti dalla prova della pandemia e da riserva di emergenza sono diventati prodotti da usare tutti i giorni e lungo tutto la giornata. Anche perché le tecnologie di lavorazione si sono evolute. Solo chi ha qualche anno sulle spalle si ricorda i bustoni con il blocco unico da mettere in pentola, ora le tecniche Iqf (con gli ingredienti surgelati singolarmente, ndr) e altre innovazioni garantiscono risultati ben diversi”.
Il fatto di non poter mangiare fuori ha influito sul consumo dei cosiddetti comfort food (in questo caso frozen) ma anche dei primi piatti pronti o delle pizze. “Queste ultime ad esempio ora sono in un momento di assestamento dopo i tassi di crescita a due cifre – continua Donegani – perché appunto gli italiani sono tornati in pizzeria. Questo ha ovviamente influito sulla recente flessione nel retail. Che però non vuol dire abbandono di alcune abitudini. Soprattutto tra i giovani i surgelati sono sempre più parte integrante della spesa”.
Al lieve calo degli acquisti (che nelle previsioni di Iias sarà comunque compensato dal canale HORECA, ma i dati non sono ancora disponibili) corrisponde un incremento del 6,2% in termini di euro spesi, ovviamente per effetto dell’aumento dei prezzi, ma anche della diversa composizione del carrello, che come detto premia prodotti con caratteristiche di servizio e piatti pronti, e quindi a maggior valore aggiunto e dai prezzi più alti. Il giro d’affari complessivo del settore salirà dunque ben oltre i 5,3 miliardi del 2022.
“Il 2023 è stato un anno difficile – spiega Donegani – caratterizzato da problemi di approvvigionamento delle materie prime registrati nei primi mesi dell’anno e provocati da eventi climatici estremi come la siccità, fino alle criticità incontrate nella logistica e nei trasporti. Le aziende hanno assorbito una buon parte dei costi e ci è riuscito maggiormente chi ha è stato in grado di gestire meglio le scorte e chi può contare su una filiera più corta. Su fronte dei costi energetici il comparto ha invece sofferto meno di altri: proprio perché la refrigerazione è energivora molte aziende avevano già portato avanti investimenti di efficientamento e autoproduzione”.
Secondo NielsenIQ, l’aumento di prezzo medio dei surgelati nel 2023 è stato dell’8,3%, ma le differenze tra le tipologie sono notevoli. I prezzi dei “vegetali naturali e frutta” sono cresciuti del 14,3% e quelli preparati del 16,5%. Le patate si distinguono anche su questo fronte con aumenti del 27%. “In questo caso ci sono stati margini più ampi per agire sui listini per via di un prezzo di partenza più basso in termini assoluti, altrove la crescita dei costi è stati assorbita maggiormente”, commenta Sergio Grasso di NielsenIQ. È il caso ad esempio dei piatti pronti e delle pizze, aumentate del 10-11%. Se la carne in generale è aumentata dell’8,4%, alcuni tipi di hamburger sono arrivati al 25%. Tra l’altro, quella della carne surgelata è l’unica categoria in cui secondo NielsenIQ è aumentato il numero di famiglie acquirenti. Ha fatto notizia, un paio di mesi fa, la decisione di Findus di abbassare del 20% i prezzi dei celebri bastoncini: secondo NielsenIQ i listini di questa categoria sono cresciuti in media del 15% lo scorso anno.