Margini e sostenibilità: le sfide del fresh cut dalla produzione alla GDO

di Elena Consonni

Dopo un 2023 difficile, la IV Gamma ha concluso l’anno con uno spiraglio positivo, confermato dai dati diffusi da Mario Schiano Lo Moriello, analista di mercato prodotti agroalimentari di ISMEA, nel convegno “IV Gamma e Vertical Farming: l’innovazione cambia l’offerta in GDO”,  co-organizzato dalla nostra testata in collaborazione con la fiera Novel Farm di Pordenone, che lo ha ospitato giovedì 21 marzo.

“Mancano alla voce vendite 4 milioni di chili di prodotto, ma il dato confortante è che nello scorso anno la IV Gamma, tra ortaggi e frutta, ha superato il miliardo di euro di fatturato, cosa tutt’altro che scontata, dato l’andamento iniziale. Fortunatamente nell’ultimo trimestre del 2023 c’è stato un aumento dell’1% delle quantità rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente, con un incremento dei prezzi dell’1,7%”.

Altra nota positiva è che, anche se ancora oggi il mercato è ancora costituito nella grande prevalenza da insalate e rucola, negli ultimi mesi qualcosa sta cambiando. “Viene proposto qualche nuovo prodotto – ha raccontato – e speriamo che ciò possa contribuire a generare numeri più importanti e significativi per l’intera categoria”.

Per una maggiore redditività del comparto è necessario contrastare il fenomeno della discountizzazione e i suoi effetti sulla qualità del prodotto. “Ritengo – ha commentato nel corso della tavola rotonda di filiera Pierluigi Lauriola di Carrefour – che la sfida sia creare valore sullo scaffale. In Carrefour vediamo il vertical farming come una possibilità per dare questo valore, a livello di qualità, croccantezza e selezione. Certo, è fondamentale lavorare sulla comunicazione, in questo senso il pack ha un ruolo veramente importante. Domani probabilmente il vertical farming potrebbe rappresentare l’unica soluzione per alcuni prodotti. Oggi lo scaffale della IV Gamma è un territorio molto ambito, per far convivere vertical farming e IV gamma probabilmente si dovrà lavorare molto più sull’ampiezza piuttosto che sulla profondità dell’assortimento”.


Sicuramente il tasso di innovazione del vertical farming è molto alto, ma sono numerosi i nodi da sciogliere, a partire dal difficile equilibrio tra agricoltura e tecnologia, dai costi operativi e dall’effettivo impatto ambientale.

Molte aziende stanno esplorando questa strada, alcune con alle spalle una storia consolidata nella IV Gamma. “Quello che abbiamo cercato di ottenere con il nostro progetto di vertical farming – ha spiegato Giuseppe Battagliola, fondatore di Kilometro Verde – è un prodotto più buono, più croccante, con una shelf-life più lunga, facendo una accurata selezione varietale per incontrare i gusti del mercato. Il nostro è un settore nuovo e altamente energivoro, ma stiamo lavorando sul solare e sulla trigenerazione per diminuire i costi”.

L’ottimizzazione è essenziale per ridurre i prezzi a scaffale, come è successo ad Agricola Moderna. “Siamo partiti con 1,98 euro per una confezione da 80 grammi – ha ricordato Pierluigi Giuliani, CEO e founder di Agricola Moderna – oggi siamo a una media di 1,58 euro, per 100 grammi. Il vertical farming, come tutti i settori che fanno innovazione, attraversa una curva di grande aspettativa per arrivare a una presa di coscienza del mercato. Oggi siamo in questa fase e l’Italia è uno dei Paesi più avanti in Europa. Credo che ci siano tutti i presupposti per fare in modo che la categoria abbia il suo ruolo sullo scaffale, senza sostituire i prodotti da agricoltura tradizionale: si arriverà a un mix in cui ogni tecnica avrà il proprio spazio”.

Al tavolo, da sinistra Battagliola; Mazzini, Menin, Kager e Gollini. Sullo schermo, collegato da remoto Lauriola

Profarms si distingue per un approccio diverso al mercato. “Il vero vantaggio del vertical farming – ha sottolineato il CEO Ulrich Kager– è la produzione tutto l’anno. Con le nostre farm, noi abbiamo cercato di sfruttare al massimo l’opportunità di produrre vicino al consumatore finale, in modo da accorciare la filiera distributiva. Con il nostro prodotto coltivato in provincia di Bolzano serviamo le attività locali, lo stesso vale per la Lombardia, che serviamo con un piccolo impianto sul lago di Como”.

Ma non è solo nel vertical farming che si può produrre valore, anche nella IV Gamma ci sono spazi per un’offerta di qualità. “Noi abbiamo cercato di farlo negli anni in tanti modi differenti – ha spiegato Sara Menin, direttrice marketing L’insalata dell’Orto – per esempio lavoriamo delle referenze IGP, abbiamo un paniere a zero residui, i fiori eduli, un prodotto che ha attirato l’interesse di tanti operatori… Resta il fatto che è il consumatore che deve decidere se vale la pena superare l’asticella dello 0,99 euro per un’insalata in busta”.

Alla tavola rotonda moderata dal coordinatore di Fresh Cut News Mirko Aldinucci c’era inoltre il responsabile freschissimi di Coop Italia Claudio Mazzini, che è anche vicepresidente dell’organismo interprofessionale Ortofrutta Italia: qui il suo intervento.

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