Planet Farms taglia i prezzi e apre anche all’estero: “Il segreto della crescita”

Non teme la crisi né l’incremento dei costi Planet Farms, società benefit di vertical farming che è stata protagonista negli ultimi mesi di una profonda operazione di restyling che ha riguardato tante componenti del marketing mix, dal brand, al packaging, al posizionamento di prezzo (al ribasso), il tutto veicolato da una nuova campagna di comunicazione.

“In un momento in cui l’inflazione cresce a due cifre – ha affermato nel corso di un evento stampa svoltosi nei giorni scorsi Luca Travaglini, co-fondatore di Planet Farms –  noi siamo andati in direzione contraria. Il prezzo delle nostre insalate in busta e del nostro pesto è sceso del 20%. Questo è merito dalla nostra tecnologia, che dà risposte concrete alla situazione climatica, senza per questo volerci sostituire all’agricoltura tradizionale, ma integrandola”.

“In una fase in cui aumenta la popolazione e diminuiscono le risorse, come l’acqua per l’irrigazione, bisogna trovare delle soluzioni sostenibili ed efficienti – ha aggiunto – ed è questa la strada che noi stiamo percorrendo. A me piace dire che siamo un’azienda di tecnologie, non un player del comparto delle insalate”. 

Ed è proprio la tecnologia la carta vincente dell’azienda lombarda, quella che le permette di resistere in un comparto che ha visto molti player fallire.  “Prima di fondare Planet Farms – spiega Travaglini – ho fatto ricerca sul vertical farming per oltre 5 anni. Solo quando sono stato certo che questo modello fosse efficiente e sostenibile ho raccolto del capitale insieme a Daniele Benatoff per scalare una tecnologia che già avevamo”. 

“Il business in cui siamo entrati – conferma Daniele Benatoff, co-fondatore insieme a Travaglini di Planet Farms – è tra i più complicati perché combina automazione, software ed agronomia. Esistono tante tecnologie per fare vertical farming e non tutti i player che sono entrati in questo comparto hanno scelto le stesse e per questo i risultati sono stati diversi. Per esempio, la scelta di realizzare le coltivazioni in container non si è rivelata vincente, perché non sono facilmente scalabili. Si tratta comunque di una tecnologia nuova e anche noi facciamo una enorme quantità di errori, ma crediamo in quello facciamo e lo stesso entusiasmo accomuna quanti lavorano per noi. Questo fa la differenza”. 

I risultati premiano l’azienda, che sta aprendo un nuovo stabilimento a Cirimido (Como) che affiancherà quello di Cavenago (Brianza) ed avrà una capacità produttiva doppia. Inoltre sta per nascere una nuova unità produttiva nel Regno Unito che servirà l’Inghilterra meridionale. Infine sono in divenire degli accordi in Islanda per realizzare una produzione di colture industriali, come il caffè. “Abbiamo scelto questo Paese – spiega Travaglini – per la semplicità della burocrazia e per il bassissimo costo dell’energia. Produrre in Europa delle materie prime che a oggi vengono da altri continenti è per noi un traguardo importante in logica di sostenibilità”.

Il mercato italiano non è insensibile ai valori trasmessi da Planet Farms attraverso i suoi prodotti. Anche grazie all’operazione di marketing avviata prima dell’estate, le vendite in agosto sono cresciute dell’80% rispetto all’agosto scorso e in settembre l’azienda si attende di raddoppiare le vendite rispetto a un anno fa.

“Il 2023 – ha commentato Mara Valsecchi, amministratore delegato di Planet Farms – è stato davvero un anno epocale per noi, sia in termini di attività svolte che di risultati raccolti. Siamo un’azienda riconosciuta per il livello tecnologico, la qualità del prodotto e la sostenibilità ambientale, ma siamo molto attenti anche a quella sociale”.

Ecco perché anche quest’anno Planet Farms sostiene Fondazione Veronesi e in particolare il progetto Pink is good, per la lotta contro i tumori tipicamente femminili.

Elena Consonni

Nella foto di apertura da sinistra, Luca Travaglini, co-fondatore di Planet Farms, Mara Valsecchi, AD,  Daniele Benatoff, co-fondatore e Marco Bordoli, presidente

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