Accerchiata da una serie di prodotti concorrenti ad alto contenuto di servizio, sempre collocati nel reparto dei freschi, la IV Gamma è divenuta una commodity del convenience food e sta soccombendo sotto i colpi di una deflazione impietosa.
Questo vale per tutte le referenze eccetto che per i funghi che crescono a volume e valore (rispettivamente +4,5% e +8,9%) e gli spinaci con -2,98% a volume e un +2,2% a valore.
È quanto è emerso nel corso dell’incontro ‘IV Gamma: quali strategie per il futuro’ tenutosi a Macfrut e organizzato da L’Informatore Agrario.
“Il fatto che la marca del distributore detenga il 62% della quota di mercato – ha spiegato Claudio Scalise, managing partner di SGMarketing -, implica che essa ne determina le politiche di mercato”.
Il lato positivo è che ormai può considerarsi sdoganato il tabù del prodotto industriale da guardare con diffidenza con cui la categoria è stata accolta all’inizio. Ma oggi siamo al paradosso che un prodotto di prima gamma costi quasi il doppio di quello di IV: 2,29 euro al chilo contro 1,56 euro.
“Per uscire da questa crisi – ha precisato Scalise – il comparto deve riflettere sui driver di acquisto principali che sono: specialità, territorialità e plant based che pure va inserito in questa categoria. Forse sono maturi i tempi per un grande progetto di valorizzazione in comune tra i diversi attori coinvolti”.
Al termine dell’incontro si è tenuta una tavola rotonda con i principali player del mondo produttivo.