Pasquale Musacchia, ingegnere palermitano, ha ideato e messo in campo il progetto, “Un orto nel deserto”, finanziato con l’otto per mille della chiesa valdese. La ONG “Luciano Lama” ed il suo presidente, Michele Sabatino, euroconsulente e docente universitario ennese, sono tra i primi, nel deserto algerino a portare coltivazioni, ortaggi e verdure, senza risorse idriche, quindi green e sostenibili.
“Siamo andati oltre il concetto dell‘idroponica tradizionale – spiega Musacchia – nello sforzo di adattare tale sistema a un ambiente estremo, il deserto. Ci siamo spinti nella innovativa soluzione sabbiaponica perché le vasche impermeabili di produzione sono state riempite con sabbia resa fertile da letame di cammello e capre con l’aggiunta di polline”. Un progetto all’avanguardia per queste regioni. “Certamente – prosegue l’ingegnere – non sono tanti gli impianti di agricoltura idroponica in Africa, finalizzati a garantire cibo fresco e sano in aree dove le normali coltivazioni sono praticamente impossibili”.
A beneficiare di questa tecnica la popolazione Saharawi, residente a sud dell’Algeria: 180mila abitanti che non hanno di che vivere.
“Abbiamo introdotto questa modalità – racconta il progettista – avvalendoci dell’ idroponica, la tecnica di coltivazione che non richiede suolo, ma si basa su un sistema di soluzioni nutrienti in acqua, consentendo la crescita delle piante in modo più efficiente e con notevole risparmio di risorse idriche . Questo rende l’idroponica particolarmente adatta per le aree desertiche, dove sappiamo bene che l’acqua è un bene prezioso e limitato”.