Calano i costi di alcune materie prime, ma le aziende che gravitano nell’orbita della IV Gamma sono preoccupate dal fronte finanziario, esacerbato dalle recenti chiusure di istituti bancari primari degli Stati Uniti (leggasi Silicon Valley Bank) dalla crisi di Credit Suisse, insediata in un Paese che si pensava “al di sopra di ogni sospetto”, la Svizzera e dal crollo in Borsa di venerdì di Deutsche Bank.
“C’è stato un ridimensionamento delle tariffe energetiche e ora attendiamo un calo per gli imballaggi, augurandoci sia l’inizio di un processo che consenta alle aziende produttrici di rimetterete i conti a posto”, spiega Rosario Rago, presidente dell’omonimo gruppo della Piana del Sele e dirigente nazionale Confagricoltura. “La carenza di baby leaf e altre materie prime per l’industria del fresh cut è inoltre sostanzialmente rientrata; la stessa iceberg, mancata all’appello per un paio di mesi e mezzo, in questi giorni sta tornando alla normalità, con prezzi all’origine che stanno conseguentemente flettendo”.
Ma, puntualizza l’imprenditore campano, i “fronti” critici restano numerosi: “Dopo due anni di pandemia, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina che va per le lunghe, ora si affaccia il problema delle banche. Tutto contribuisce all’innalzamento dei tassi e all’aumento del costo del denaro che mina la sostenibilità finanziaria di molte aziende. Per resistere, in queste condizioni, bisogna avere le spalle larghe. Serve solvibilità”.
Rago Group, fa presente il manager, queste spalle larghe ce le ha: “Stiamo completando l’ampliamento dello stabilimento per il quale abbiamo investito 4 milioni di euro. Per sostenere lo sforzo servono e serviranno nuovi clienti ma per fortuna il trend è positivo e gli ordini aumentano: stiamo andando a regime prima ancora di finire l’intervento strutturale. Il momento però, inutile nasconderlo, è complesso per tutti”.
“I consumi di IV Gamma in questa fase sono in progresso – analizza Rago – ma i prezzi restano bassi, si muovono molto lentamente, non progrediscono come gli altri prodotti ortofrutticoli; la busta di Iceberg e delle altre referenze si trova sullo scaffale della GDO sostanzialmente a prezzi pre-Covid e pre-inflazione. Insomma, il nostro settore è agroindustriale e tuttavia la logica nell’adeguamento dei listini è industriale, non agricola: avanti piano, anzi pianissimo”.
Dopo aver registrato una buona crescita in Italia, Rago Group si concentra ora sull‘estero e in particolare sul Nord Europa, in Paesi come Svezia, Finlandia, Norvegia, dove c’è meno concorrenza. “La Gran Bretagna no, meglio lasciarla stare, è sempre meno allettante anche perché i big della distribuzione riversano gran parte dei costi sui fornitori”, conclude il manager.
Mirko Aldinucci
mirko.aldinucci@freshcutnews.it