La nuova vita della IV Gamma passa dalla coltivazione di materia prima per trovare sbocco in un settore diverso da quello alimentare, ossia quello della cosmesi o della farmaceutica. Ambrogio De Ponti, presidente di AOP UnoLombardia, ha le idee chiare su come uscire dalla debacle a cui sembra essere condannato un settore che si ritrova, in piena tempesta perfetta, a dovere fare i conti con il semi-monopolio della MDD nel reparto del ready to eat fresco.
L’imprenditore non ha perso tempo e ha già avviato un progetto con l’Università di Pavia che ha portato alla costituzione di una start up finalizzata alla produzione di materia prima destinata alla produzione di estratti vegetali e non più di alimenti.
“Il mercato – spiega a Fresh Cut News – sta attraversando una crisi molto forte, aggravata dall’incertezza. Nessuno, oggi, può sapere cosa succederà tra un anno o due. Una incertezza che pesa come un macigno su coloro che hanno avviato gli impianti adesso e che andranno in produzione tra 12 o 24 mesi e che devono fare i conti con bollette più che triplicate, mentre non riescono a trovare una giusta remunerazione sul mercato. Per la IV Gamma vedo un futuro che non è più soltanto nel settore alimentare. Penso alla produzione di erbe aromatiche, alla nutraceutica. Un filone che sublima l’esigenza di salutismo del consumatore e che prenderà piede sicuramente”.
La crisi energetica, per il numero uno dell’AOP lombarda, si combatte, d’altro canto, con la produzione di rinnovabili. Un settore cui alcuni tra gli imprenditori più illuminato del settore stanno guardando; si pensi all’avvio, ad esempio, di impianti sul lago d’Iseo che sfruttano i flussi di acqua in uscita dal bacino per produrre energia.
Forti dubbi esprime invece, l’imprenditore, sulla tenuta economica dei nuovi modelli di vertical farming. “Se con quegli impianti energivori – precisa – si producono baby leaf e insalatine, non si riesce a starci dentro, tanto più nello scenario di mercato attuale: si tratta di un prodotto che, al momento, non ha alcuna distintività rispetto alla IV Gamma tradizionale. Insomma, ancora non si capisce bene quale sia il plus di queste produzioni considerato che, oggi, sono sempre di più i player in grado di produrre le stesse referenze a prezzi molto più competitivi”.
A questo proposito non è un caso che alcune delle referenze di vertical farming siano sparite dagli scaffali di alcune delle insegne in cui avevano debuttato. Insegne che si trovano, oggi, a dovere fare i conti con la concorrenza dei discount che hanno iniziato a gestire fette importanti anche di settori, un tempo, prerogativa dei soli supermercati, come la IV Gamma, o degli specializzati, come il bio.
“Il vero concorrente della IV Gamma – chiosa De Ponti – è la I Gamma evoluta che permette di incidere molto, abbattendoli, sugli sprechi della lavorazione di IV Gamma che determinano anche il 50% di sfrido. Su questa materia prima ho notato l’interesse di alcune aziende, anche grandi, che fanno estratti vegetali per la cosmetica e la farmaceutica. Sono interessate a recuperare il sottoprodotto della produzione di IV Gamma ma anche delle produzioni di I Gamma evoluta di vegetali. Di conseguenza, abbiamo avviato con l’ateneo pavese un progetto pilota semi industriale”.
Rucola, brassicacee, cavolfiore si riscoprono insomma in una nuova vita. Oltre ad essere cibo, diventano oggi anche materiale vegetale da cui estrarre principi attivi per un uso diverso da quello alimentare, evitando, nel caso dello sfrido, il fine vita oggi tipico che è quello di diventare compost.
“Grazie alla collaborazione con l’Università di Pavia – specifica De Ponti – abbiamo individuato sette-otto principi attivi che possono essere riutilizzati nell’industria farmaceutica e cosmetica e che, pertanto, hanno un loro prezzo ed un loro valore proprio di mercato – Da qui parte un ragionamento sulla materia prima di IV Gamma che ha le stesse certificazioni di quella destinata alle buste di insalata. A pensarci bene costa di più purificare che estrarre un principio attivo da una foglia disidratata. La cosa può essere interessante”.
Una accelerazione in questa direzione, potrebbe essere data dall’ultimatum europeo all’Italia di ridurre il proprio uso di fitofarmaci del 62% entro il 2030, 12 punti percentuali al di sopra dell’obiettivo medio europeo fissato dalla strategia Farm to Fork. Per De Ponti si tratta peraltro di una “posizione scomposta e ideologica che non tiene conto della realtà”.
Mariangela Latella