Biodiffusione: La IV Gamma certificata ha più sprint del convenzionale

La riduzione della forbice di prezzo tra bio e convenzionale a causa della volata dei costi delle materie prime che impattano soprattutto su quest’ultimo sta favorendo la IV Gamma certificata. Alcune aziende, come ad esempio Biodiffusione, specializzata nella produzione di I e IV Gamma sia bio che convenzionale,  stanno addirittura spostando l’asticella della propria produzione verso l’assortimento di bio.
Ne parliamo con Marco Morizio (nella foto), CEO di Biodiffusione Srl, che conta 60 aziende associate distribuite in tutta Italia, in questa intervista esclusiva per Fresh Cut News.
– Come sta incidendo la particolare congiuntura economica di mercato sulla produzione di IV Gamma biologica?
Assistiamo a una riduzione della differenza di prezzo con il convenzionale: l’aumento del costo delle materie prime ha fatto lievitare i listini dei prodotti non certificati, ora quasi a livello di quelli biologico. Per contro il bio, in questo frangente, reagisce sul fronte prezzi in maniera inversamente proporzionale.
– In che senso?
Nel senso che, se il biologico ha un margine del 30-35% in più rispetto al convenzionale, non patisce le speculazioni che caratterizzano quest’ultimo nell’attuale fase congiunturale. Per lo meno ciò non accade nella nostra azienda, che lavora con circa sessanta produttori italiani con i quali ha un rapporto consolidato di fiducia. Del resto, quando la fascia prezzo è abbastanza alta, come nel caso del biologico, i riferimenti di mercato rimangono sostanzialmente immutati”.
– Quali sono?
Ristorazione, consegne a domicilio e, ora, anche sempre più GDO. Il biologico è ancora una nicchia di mercato. Se sale il prezzo dell’energia, c’è poco da fare speculazione. Ci sono, peraltro, almeno un paio di fattori che stanno spostando l’interesse della nostra azienda verso le produzioni organic. 
– Per quale motivo?
Pensi alla crisi del finocchio di quest’inverno, determinata da situazioni climatiche particolarmente avverse come ad esempio il freddo o anche le alluvioni di dicembre in Puglia. In questo caso, il prodotto convenzionale, che mancava, lo abbiamo sostituito con quello bio. I distributori hanno evitato così un buco nell’assortimento beneficiando della riduzione della forbice dei prezzi.
– Come sposterà l’equilibrio del vostro fatturato, nel 2022, questa situazione di mercato?
Se fino ad oggi il nostro fatturato, di circa 20 milioni di euro, era generato per metà con il bio e per l’altra metà con il  prodotto convenzionale, pensiamo che potremo chiudere il 2022 con un aumento fino al 70% del fatturato organico, soprattutto per gli ortaggi. Per i primi due mesi dell’anno siamo già a 60% contro 40%.
– Questo significherà anche che aumenterà il vostro fatturato, visto lo spostamento su prodotti con un segmento di prezzo diverso?
Non credo. Per aumentare il fatturato occorre espandere il mercato. Ma abbiamo tanta carne al fuoco e siamo in trattativa con nuovi retailer che si aggiungono a quelli con cui già lavoriamo che sono Carrefour, Coop e Crai oltre ai player della ristorazione, nostro principale canale di riferimento.
– Questa situazione di mercato, in cui c’è più bio sugli scaffali, può favorire la tanta agognata conoscenza e consapevolezza di questo tipo di alimenti da parte dei consumatori e quindi favorire la crescita della domanda?
Purtroppo il grande tabù di questo settore, legata al fatto che la gente pensa che il bio sia caro, non è stato ancora sdoganato. In questo senso, se da un lato è vero che ci sono agevolazioni per chi produce biologico, è anche vero che le vendite debbano andare di pari passo con gli incentivi.
– Sta dicendo che il sostegno finanziario, ad esempio della PAC, debba essere finalizzato al mantenimento delle certificazioni anche nell’ottica di ammortizzare, fra le altre cose, la riduzione della forbice di prezzo?
Anche. Altrimenti si rischia di produrre bio e non venderlo, oppure di essere costretti a svenderlo. Ma non mi riferisco alla nostra azienda che lavora con canali consolidati. Oggi c’è molto spazio per crescere in Italia. Per questo, per il momento, abbiamo messo i progetti di esportazione nel cassetto. Ma sono allo studio”.
Mariangela Latella

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