Scadenza vicina, la misticanza costa la metà

L’immagine sopra è stata “catturata” nei giorni scorsi nell’ipermercato di una società veneta aderente al Gruppo VèGè: una busta di misticanza sotto-costo. Un’immagine per certi versi emblematica della complessità della gestione dello scaffale dedicato ai prodotti-servizio, che si “intreccia” inevitabilmente con la shelf-life.

Su quest’ultimo punto  è nota la posizione di UIF IV Gamma che, in vista del “tagliando” alla normativa di settore vecchia ormai 10 anni, vorrebbe un’allungamento della scadenza, oggi pari a circa la metà di quella delle ‘salad’ pronte al consumo messe in commercio negli Stati Uniti. L’obiettivo è raggiungibile, a patto di ottimizzare la gestione della catena del freddo lungo tutta la filiera.

Ma, tornando alla foto: scontare del 50% una confezione d’insalata in buono stato a due giorni dalla sua scadenza è una strategia condivisibile? Incentiva la vendita di prodotti che giocoforza rischierebbero di finire nei rifiuti, alimentando lo spreco, o deprime l’immagine dell’azienda produttrice e il valore del fresh cut, spesso proposto a prezzi in linea o appena superiori ai costi effettivi sostenuti dalla filiera?  Il dibattito è aperto. Anche ai lettori che volessero farci pervenire le loro impressioni. (m.a.)

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