Agricola Moderna punta a decuplicare la produzione in vertical farming

L’obiettivo di Agricola Moderna, azienda di vertical farming pioniera nel settore e già da un anno sul mercato con le sue referenze, è quello di arrivare ad una produzione di 500 mila chili di insalate prodotte indoor. Per raggiungerlo deve portare a termine la costruzione del nuovo mega impianto da 7 mila mq, nell’hinterland milanese, che permetterebbe lo scale-up dell’esperienza della start-up che, fino ad oggi, su una superficie di 140 mq (che arrivano a oltre 1.000 se si considerano gli 8 livelli verticali) produce circa 35 mila chili l’anno di baby leaf, insalatine e, ultimo arrivato, anche basilico.
“Per partire con il progetto del nuovo stabilimento – spiega Pierluigi Giuliano, ceo e cofounder di Agricola Moderna – è preliminare la fase di ricerca degli investitori. A tal fine, siamo in trattativa con diversi fondi di investimento sia italiani che esteri e non tutti necessariamente legati al settore primario. Una volta arrivati al closing potremmo avviare la fase di cantiere per la costruzione di uno stabilimento su misura per le esigenze del vertical farming. Su 7mila mq di impianto avremo circa un ettaro coltivato oltre ai magazzini, linee di confezionamento, uffici, ecc”.
Agricola Moderna è stata la prima a debuttare, con il primo brand (Agricola Moderna, appunto) con referenze da vertical farming a marzo 2020, in piena pandemia, e oggi produce confezioni di baby leaf, mix di lattughini, due verdi e uno giallo, mix di varietà giapponesi e un mix spicy, più piccante grazie alla presenza di spezie, tutte in vendita da Carrefour e sul sito di e-commerce Cortilia.
“In realtà – afferma Giuliani, che insieme al suo socio Benjamin Franchetti, si è tuffato in questa avventura nel 2018, dedicando solo alla ricerca vera e propria un anno e mezzo, sostenuto da un investimento iniziale (sopra il milione di euro) – abbiamo già testato almeno 70-80 varietà tra baby leaf, insalate ed erbe aromatiche ma mancano gli spazi per produrre. Tutto partirà con il nuovo impianto al cui progetto stiamo lavorando, che ci permetterà di arrivare ad una quota di mercato iniziale, nel settore della IV gamma, dello 0,7%”.
– Cortilia, vostro cliente, ha annunciato che punta a decuplicare le referenze di PL in un anno e mezzo. Siete tra i fornitori papabili?
“Sono a conoscenza di questo obiettivo ma al momento non ne abbiamo parlato con il Ceo Marco Porcaro”.
– In cosa consiste la vostra tecnica colturale?
“Abbiamo in atto una sorta di progetto pilota su una filiera semi-automatizzata. Lavoriamo in celle chiuse con coltivazione idroponica detta di ‘flusso e riflusso’ e da fine 2020, inizio 2021 i nostri prodotti sono certificati sia ‘residuo zero’ che ‘nichel free’. Usiamo un substrato che è un mix tra torba e fibra di cocco. L’illuminazione è data dalla presenza di LED statiche e dinamiche e con il nostro software controlliamo tutti i parametri nella cella di coltivazione, dalla luce al flusso d’aria. Con questo metodo riusciamo a garantire una shelf life praticamente doppia rispetto alla IV Gamma tradizionale”.
– Con tutta questa tecnologia, con quale prezzo arrivano a scaffale le vostre confezioni?
“Attualmente, stiamo vendendo al consumatore le confezioni da 80 grammi a meno di due euro. Siamo su un segmento di prezzo che è leggermente superiore a quello del bio. Ma con lo scale up si potranno ottimizzare anche questi aspetti”.
Mariangela Latella

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