Battagliola (La Linea Verde): nel 2020 ci ha aiutato l’export. Ora il nuovo piano triennale

La Linea Verde, come tutti i big italiani della IV Gamma, esce dal 2020 accusando i colpi di una crisi pandemica ed economica senza precedenti, soprattutto per questo comparto.
Il ‘big changer’, come gli inglesi definiscono il Covid19, non ha però stoppato la resilienza dell’azienda bresciana che ha basi anche a Battipaglia e in Spagna (dal 2008) e che sta per rilanciare la sua attività con un piano industriale triennale, 2021-2023, che punta su innovazione, ambiente e responsabilità sociale.
Ne parliamo con Andrea Battagliola (nella foto), direttore generale e commerciale dell’azienda in un’intervista esclusiva a FreshCutNews.
“Il Covid – spiega Battagliola – come per tutte le aziende di IV Gamma, è stata una batosta importante per noi e ci fa chiudere l’anno, rispetto ai dati Nielsen sulla perdita media nazionale del settore (-7%), con qualche punto percentuale in meno di perdite. Una batosta che si è riflettuta, naturalmente, su tutta la filiera. Uno degli aspetti più complicati è proprio la gestione della campagna, del campo. Qui ci sono delle programmazioni e dei cicli di coltivazione che sono stati e sono difficili da governare a causa dell’incostanza degli ordini da parte della GDO. Sono processi già molto complicati di per sé, figuriamoci con l’aggiunta della variabile Covid e dei suoi effetti imprevedibili”.
– Come avete gestito queste complicazioni?
“Cerchiamo di compensare gli agricoltori che continuano a credere in noi attraverso collaborazioni sempre più strette e attraverso una maggiore velocità e reattività nell’andare incontro alle loro esigenze. Contemporaneamente portiamo avanti il discorso con le Istituzioni, a livello di settore, facendo sentire la voce della IV Gamma anche in funzione di un supporto per compensare le perdite subìte. La cosa fondamentale è che gli agricoltori della nostra filiera non perdano la fiducia di fronte ad un calo così significativo delle vendite”.
– La Linea Verde viene da un periodo pre-Covid di grandi investimenti in innovazione, proprio per il suo DNA imprenditoriale di player che guarda continuamente al futuro. Questo vi rende più fragili, in questi tempi di crisi economica e di riduzione delle vendite?
“Nei primi mesi del 2020 le nostre vendite procedevano regolarmente. Mi piace evidenziare che successivamente si è creato un forte spirito di gruppo che ci ha sostenuto nel reagire con ottimismo e nel  dare continuità alla fornitura del servizio per non far mancare il prodotto sugli scaffali”.
-Avete avuto defezioni della parte agricola?
“Il primo picco pandemico è stato difficile sia per le produzioni in campo che in stabilimento ma, pur rallentando in un primo momento il rapido percorso di crescita, grazie ad una forte collaborazione in termini organizzativi e logistici, siamo riusciti a dare continuità all’attività di lavorazione dello stabilimento, in totale sicurezza, tanto da portare al 35% la quota export sul fatturato. L’Europa ha reagito molto meglio dell’Italia, per quanto riguarda le vendite di IV Gamma e oggi lavoriamo con Spagna, Francia, Benelux, Polonia, Repubblica Ceca, per dirne alcuni. Quindi, si è vero, le vendite si chiudono in negativo, ma, aggiungo, non drammaticamente in negativo”.
– La crisi pandemica ha reso fragili le eccellenze del nostro Paese nel ready -to-eat. Una fragilità che le rende appetibili per capitali esteri e per fondi di investimento e in ogni caso spinge verso la rimodulazione dello scacchiere del comparto. Avete ricevuto ‘proposte indecenti’?
“La domanda è molto cruda ma nonostante tutto capisco lo spunto e le rispondo di no. Siamo molto concentrati verso il futuro e stiamo lavorando al prossimo piano industriale triennale che sarà presentato in CdA in primavera, probabilmente già a marzo”.
– Quali sono i suoi punti salienti?
“Abbiamo le idee chiare su quello che si deve fare e faremo tutto quello che va fatto su diversi assi di sviluppo. Innanzitutto, vogliamo rivolgere parecchi investimenti sulla responsabilità sociale dell’impresa. Lavoreremo sull’innovazione tecnologica nello stabilimento ma anche sulla digitalizzazione che è trasversale all’attività di trasformazione e a quella in campo, dove puntiamo ad implementare l’agricoltura 4.0. Stiamo, inoltre, facendo un grande lavoro sul packaging e sull’automazione dei processi industriali in un’ottica di crescita sostenibile. Tutte queste azioni trasversalmente tendono a rendere sempre più green il nostro modello di business”
– In che modo più precisamente?
“Attraverso processi di economia circolare, ad esempio la riduzione dei consumi idrici ed energetici, la produzione interna di energia e l’estrazione, a partire dai prodotti di scarto, di combustibile utile per alimentare i mezzi di trasporto”
– Quali referenze hanno tenuto meglio la crisi e su quali intendete spingere nel vostro piano 2021?
“Le ciotole arricchite (gamma Il Piatto Unico) sono quelle che hanno subìto di più i colpi della crisi. Se il settore ha registrato un -7% le ciotole hanno perso addirittura il 30% anche per la drastica riduzione delle occasioni di consumo proprie di questa categoria di prodotto che sono quelle on-the-go. Adesso stiamo lavorando su formati più grandi, dai 250 ai 500 grammi, sul packaging e su nuove referenze. Sono già sul mercato dall’anno scorso, ad esempio, le Family Salad più adatte al consumo familiare”.
– Qual’è la sorte delle ciotole?
“Stiamo cercando di dare sempre più valore aggiunto con proposte differenzianti, lavorando soprattutto con gli arricchitori e con i condimenti. Non più il solito olio e aceto ma anche salse che si integrano nella ricetta”
– Come commenta l’andamento del tutto opposto della IV gamma in USA durante il Covid, dove il settore è cresciuto parecchio?
“In Italia l’andamento negativo dipende molto dalla riduzione delle frequenze di visita presso i punti vendita, che vede sfavoriti i prodotti freschi caratterizzati da breve scadenza. In America la shelf-life dei prodotti imbustati è maggiore, grazie a processi produttivi differenti. Inoltre per il consumatore USA il prodotto fresco confezionato è sinonimo di salubrità e sicurezza. Questi sono stati gli elementi che hanno mantenuto alto il mercato e sostenuto le vendite, a differenza di quanto avvenuto nel nostro Paese.”
– Qual è il trend delle zuppe?
“Vanno, in proporzione, meglio delle insalate. Non hanno subìto un calo così drastico”.
– Avete specifici progetti di category management per aumentare l’awareness dei vostri prodotti in store?
“Crediamo molto nell’importanza del category management e, negli anni, siamo stati pionieri in questo. Il reparto ortofrutta è uno spazio importante in uno store, e lavoriamo costantemente con la GDO per rendere la shopping experience sempre più funzionale, ingaggiante e soddisfacente per i consumatori, promuovendo al contempo la crescita di tutto il segmento”.
– Com’è cambiato il vostro rapporto con i clienti in tempi di Covid?
“Non avendo la possibilità di incontrarsi di persona, è stato meno facile anche se comunque, durante il 2020, lo spirito è stato positivo e collaborativo”.
– Avete in mente di allargare il vostro portafoglio clienti?
“Il nostro obiettivo, adesso, è consolidare la nostra posizione in Italia e proseguire con la crescita sull’export”.
Mariangela Latella

 

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