Oltre ai lutti e alle sofferenze, al rallentamento dell’economia e le conseguenti difficoltà in cui versano imprese e famiglie, l’emergenza Covid pone un freno anche alle attività di ricerca e sviluppo in molte delle istituzioni scientifiche del nostro Paese, incluse quelle che si occupano di prodotti ortofrutticoli freschi di IV Gamma.
E’ quanto racconta Giancarlo Colelli (nella foto), ordinario di Impianti per le operazioni post-raccolta all’Università di Foggia, nel fare il punto sulla situazione dei programmi sperimentali in corso presso il suo gruppo di ricerca.
La prolungata chiusura dei laboratori e delle serre sperimentali durante il primo lockdown, oltre alle norme sul distanziamento che impongono una presenza limitata degli studenti e dei post-doc in laboratorio hanno rallentato le attività, ma soprattutto hanno fatto saltare cicli colturali e mandato in fumo prove sperimentali programmate ed impostate da tempo.
“Alla ripresa, prima dell’estate, ci è mancato il materiale su cui effettuare le prove – precisa Colelli – dal momento che, ad esempio, sul nostro progetto ‘Sus&Low’ abbiamo potuto lavorare solo sulla rucola perché il ciclo del pomodoro, l’altro prodotto allo studio, era stato interrotto; per fortuna il committente (il MUR) ci ha dato un’estensione di sei mesi sul termine delle attività previste per il 2022”.
Sus&Low (Bando PRIN 2017, Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale) ha l’obiettivo di valorizzare i prodotti orticoli ottenuti in maniera sostenibile attraverso lo sviluppo di algoritmi di discriminazione a partire da immagini iperspettrali del prodotto; in questa fase l’attenzione è focalizzata sulla razionalizzazione dell’uso dell’acqua di irrigazione e della fertilizzazione azoto.
In questo periodo incerto, che Colelli definisce come caratterizzato da “una coltre spessa e informe in cui le cose non si muovono o si muovono a fatica, come se avessimo una cappa addosso, un peso, che ci tiene frenati mentre il resto del mondo va avanti”, in pratica, tutta una serie di progetti di ricerca sui quali il gruppo dell’Università di Foggia sta lavorando, per cause di forza maggiore, procedono molto lentamente.
Alla pandemia, infatti, si aggiunge anche la monolitica zavorra burocratica che rallenta l’avvio di progetti già approvati e il cui iter diventa interminabile. Sono infatti passati oltre tre anni dal Bando PNR del MUR con il quale è stato ammesso a finanziamento il progetto POFACS (Conservabilità, qualità e sicurezza dei prodotti ortofrutticoli ad alto contenuto di servizio) uno dei più grossi progetti di ricerca in IV Gamma finanziati in Italia, a cui fanno capo 18 partner tra enti pubblici (CREA, Università di Foggia, Università di Catania) ed imprese private, che tuttavia non è ancora partito.
“I motivi sono tanti – precisa Colelli – ma, in ogni caso, tre anni sono lunghi e rischiano di vanificare tutti gli sforzi innovativi perché nel frattempo il mondo va avanti e, restare con il freno tirato (vuoi per il Covid, vuoi per i mille cavilli burocratici), ci espone al rischio di mettersi a lavorare troppo tardi su progetti scritti anni prima e per alcuni versi ormai superati, e di perdere i partner aziendali che, in genere, non sono abituati a tempi così lunghi. A causa di queste lungaggini, infatti, può capitare che alcuni dei partner aziendali che aspettano delle risposte dalla ricerca, possono anche decidere di uscire dalla partita”.
Il progetto POFACS è stato in valutazione per due anni con graduatorie annullate per ricorsi al TAR da parte degli esclusi. Nell’estate del 2019, è stata pubblicata la graduatoria definitiva da parte del ministero, tuttavia il progetto ancora non è partito a causa delle difficoltà da parte delle imprese, a presentare le fideiussioni richieste dal MUR. “Capisco che il ministero si cauteli – chiosa Colelli – ma guardando alle modalità con cui vengono erogati i finanziamenti per i progetti europei le cose diventano molto più semplici. La Commissione UE, normalmente, anticipa circa il 50% dell’importo trattenendo però il 5% a garanzia. Con la rendicontazione di metà progetto, se tutto è regolare, concede un altro 30-40% dell’importo mentre il saldo viene erogato dopo la rendicontazione finale, insieme al 5% trattenuto inizialmente come garanzia del corretto svolgimento del programma di finanziamento”.
“Uno sprazzo di luce in questo grigiore è rappresentato dall’avvio, lo scorso 30 ottobre, dell’Azione COST (European Cooperation in Science and Technology) dal titolo Circul-A-Bility, che ha come tema centrale il packaging dei prodotti alimentari in un’ottica di sostenibilità, efficienza tecnologica, ed economia circolare”, riporta Colelli, che è stato eletto vice-chairman del Comitato di gestione.
L’azione include, al momento, circa 130 partner di 33 Paesi, tra cui centri di ricerca, imprese alimentari, imprese che producono materiali da imballaggio e tecnologie per il confezionamento, associazioni di consumatori, e consulenti di marketing e comunicazione.
L’obiettivo finale Circul-A-Bility è quello di proporre una serie di soluzioni di packaging che oltre ad essere efficaci dal punto di vista tecnologico, contribuiscano a ridurre l’impatto ambientale per una produzione alimentare sempre più sostenibile. Fra i quattro gruppi di lavoro operativi, uno sarà dedicato al packaging dei prodotti ortofrutticoli freschi, con particolare riferimento a quelli della IV Gamma.
Le azioni COST non prevedono attività di ricerca ma consistono nella creazione di un network di stakeholder che possano affrontare le problematiche del packaging in relazione ai punti di vista ed alle conoscenze di tutta la filiera della produzione alimentare, compresi i consumatori ed i legislatori. In attesa di ultimare lo specifico sito internet dell’Azione, maggiori informazioni sono disponibili sul sito COST della Unione Europea (https://www.cost.eu/ actions/CA19124/). Il Progetto dura quattro anni (2020-2024) ed il partenariato può essere integrato per tutta la durata dell’Azione.
“Invito tutti i portatori di interesse su questo tema – afferma Colelli – con particolare riferimento alle imprese del settore e alle associazioni dei consumatori, ma anche media che si occupano di comunicazione e divulgazione tecnico-scientifica, di informarsi sul Progetto COST CIRCUL-A-BILITY ed eventualmente, richiedere di poter dare il loro contributo di idee e conoscenze”.
Mariangela Latella