La plastica e il packaging hanno iniziato la corsa alla sostenibilità anche se ad oggi più della metà, il 52%, delle aziende italiane (complessivamente considerate) non è sostenibile, mentre il 30% è poco sostenibile o mediamente sostenibile e il 18% è altamente sostenibile. Solo il 7% delle aziende di beni di consumo investe in economia circolare e per favorire la svolta green UCIMA invoca un piano Green per l’Italia.
È quanto emerge dall’Osservatorio Packaging del Largo Consumo attivato da Nomisma in collaborazione con Spinlife, nel Rapporto 2020 reso noto a Milano, mercoledì scorso, nel corso della conferenza stampa di presentazione del Forum Internazionale “Packaging speaks green” organizzato da UCIMA e Fondazione FICO, che si terrà il 20 e 21 febbraio a Bologna nell’Auditorium di FICO Eataly.
La spinta green – secondo quanto emerge dall’Osservatorio Nomisma – è fondamentale nel settore dell’ortofrutta fresca. Un consumatore su 5 chiede packaging sostenibili per frutta e verdura fresca, un driver della domanda di sostenibilità che è secondo solo alle bottiglie di acqua green.
In questo senso, diventano necessarie le informazioni sulla confezione che permettano di acquisire elementi di consapevolezza e contribuiscano a realizzare scelte di acquisto consapevoli anche in relazione al packaging.
L’Italia è ancora indietro sugli eco-investimenti dell’industria in generale e si colloca al sesto posto tra i Paesi europei, ma sul fronte del packaging la ricerca Nomisma rivela che hanno effettuato investimenti ‘green’ (tra il 2015 e il 2018) ben il 65,4% delle aziende manifatturiere della plastica.
Il settore alimentare è il secondo, dopo quello manifatturiero, maggiormente interessato dagli eco-investimenti con un terzo delle aziende impegnate in questa direzione.
“La sostenibilità è un obiettivo che viaggia su filiera lunga, dalla produzione agroalimentare alle nostre case – spiega il presidente di Fondazione FICO, l’agro-economista Andrea Segrè -. Alla luce dei dati Nomisma il 98% dei cittadini sa che i piccoli gesti quotidiani di ciascuno possono incidere sulla salute del pianeta e un italiano su 2 si dichiara sensibile all’impatto ambientale del pack. Per la realizzazione di un’economia circolare reale, tuttavia, ogni passaggio va coerentemente monitorato: dalle politiche e dalle azioni per la produzione agroalimentare sostenibile alla sensibilizzazione dei cittadini, in modo che le loro scelte alimentari aiutino a ridurre l’impatto ambientale di filiera e a prevenire gli sprechi. D’altra parte il Rapporto Waste Watcher 2020 ci conferma che cibo e salute sono il binomio strettamente attenzionato dagli italiani: il 66% degli italiani oggi individua una connessione precisa fra spreco alimentare, salute dell’ambiente e dell’uomo, e al momento di acquistare il cibo l’attenzione all’impatto sulla salute incide in maniera determinante per un italiano su 3, il 36%”.
Per il consumatore di food and beverage, dopo la qualità del prodotto, la sostenibilità è il secondo driver di acquisto. E sono considerati sostenibili i prodotti biologici (42%); quelli che hanno una confezione ‘green’ (37%); quelli che derivano da un processo produttivo che impiega fonti di energia rinnovabili (31%); quelli che garantiscono un reddito al produttore (24%) e infine quelli che hanno un basso consumo di acqua e/o energia (18%).
Il packaging riveste un ruolo determinante e il 48% del campione ha dichiarato di aver smesso di acquistare prodotti che presentavano eccesso di imballaggi; il 22% di aver ridotto l’acquisto di prodotti con imballaggio in plastica; il 23% di aver aumentato l’acquisto di prodotti sfusi.
Per i consumatori, è considerato ‘sostenibile’ il packaging fatto con materiali degradabili (56%) o riciclabili (39%) ma più della metà non è disposto a pagarlo di più perché il minore impatto ambientale è considerato un dovere dell’industria e dei retailer.
“All’Italia serve un piano ‘industria green’ – afferma Enrico Aureli, presidente di UCIMA – sulla falsariga di quanto realizzato per ‘Industry 4.0’. La filiera del packaging made in Italy, in quanto leader mondiale e antesignana nello sviluppo di soluzioni sostenibili, ha tutte le caratteristiche per ambire a essere il motore e la guida di una trasformazione verde di materiali e tecnologie di confezionamento su scala internazionale”.
Tra materiali per l’agroindustria considerati più rispettosi dell’ambiente, al primo posto c’è la carta (indicata dal 47% dei responsabili acquisto). Per la categoria bevande, nell’immaginario del consumatore sono vetro e cartone/brick (rispettivamente per il 64% e 26% degli intervistati) mentre la plastica è in coda (4%).
Temi caldi, che saranno affrontati nel corso del Forum internazionale Packaging Speaks Green, organizzato proprio per favorire l’incontro e il confronto fra istituzioni, industrie e mondo accademico in tema di sviluppo sostenibile. Al centro di Packaging Speaks Green ci saranno gli esempi virtuosi delle aziende leader a livello globale come Coca-Cola, Fater (JV: P&G, Angelini), Massimo Zanetti Beverages, Amazon e Coop e l’evento sarà occasione per riflettere, grazie alla presentazione di dati inediti sulle sfide all’orizzonte e su come affrontarle.
“Come Fondazione FICO siamo felici di contribuire alla realizzazione di questo importante evento in collaborazione con UCIMA – dichiara il segretario generale Alessandro Bonfiglioli -. Tutta la nostra attività è indirizzata alla diffusione e divulgazione di buone pratiche sul tema della sostenibilità, oltre che all’alimentazione, e riteniamo che il packaging sia oggi una delle frontiere di maggiore impatto ambientale e che meriti quindi la massima attenzione”.
Mariangela Latella