Il passaggio di staffetta tra Gianfranco D’Amico e Andrea Montagna alla guida dell’Unione Italiana Food – Gruppo IV Gamma, nasce nel pieno del nuovo boom del settore in Italia. Un settore che registra trend di crescita che – secondo gli ultimi dati Nielsen anno su anno, al 19 maggio 2019 – si è assestato sul +5% a valore e sul +7,4% a volume, con un piccolo inevitabile rallentamento da aprile per le condizioni climatiche avverse.
FreshCutNews, dopo aver annunciato il cambio della guardia al vertice di UIF, ha intervistato Andrea Montagna. Ecco domande e risposte.
– Presidente, quali saranno le linee guida del suo mandato?
“L’idea è di operare con soluzione di continuità rispetto alla presidenza di D’Amico, spingendo l’acceleratore sulla trasparenza. La nostra categoria è periodicamente sottoposta ad attacchi ingiustificati che servono solo ad instillare il dubbio sulla sicurezza del prodotto. Per questo, uno dei primi step sarà quello di spingere ancora di più sulla trasparenza e di farlo a livello di categoria con l’apertura delle porte delle nostre aziende alla stampa e agli stakeholder, per fare capire come funzionano. Il prossimo appuntamento sarà negli stabilimenti di Zerbinati al rientro dall’estate”.
– Cosa pensa della possibilità di sottoporsi a processi di rating come suggerito al settore ortofrutticolo in generale da SG Marketing nel convegno sulla marca che ha tenuto lo scorso maggio a Macfrut?
“Sono iniziative interessanti, ma non tutte le aziende della categoria possono sostenere questi costi. Specie quelle più piccole, che sono la maggior parte e che potrebbero facilmente riscontrare delle difficoltà a reperire tutte le informazioni richieste per le valutazioni, darle nelle tempistiche necessarie e distaccare risorse umane dal business per seguire queste ulteriori attività. Certo se dovessimo trovare un progetto sostenibile, uno strumento utile per i nostri soci, lo porteremo avanti, prendendolo in considerazione a livello associativo. La nostra volontà, condivisa da tutti, è quella di aprirci il più possibile”.
– Dopo avere messo a segno la legge sulla IV Gamma, quali saranno gli sviluppi nei rapporti con la politica e le istituzioni?
“L’obiettivo è stringere legami più forti anche in considerazione del forte impatto economico del nostro settore, che, in base agli ultimi dati Nielsen, vale un miliardo di euro in Italia oltre a tutto l’indotto che genera. Nonostante questo, la nostra categoria è quasi sconosciuta dal mondo politico. Proveremo a portare avanti le esigenze di una filiera integrata, dall’agricoltura alla trasformazione, offrendo al mondo politico una visione di insieme che comprende anche tutto l’indotto economico legato ai macchinari, agli imballaggi e via di seguito”.
– Sul fronte della sostenibilità ambientale come intende muoversi?
“È fondamentale iniziare a ragionare, per quanto concerne la plastica, su quello che è possibile fare, non solo con i produttori di IV Gamma ma anche con il mondo del riciclo, con CONAI, ad esempio, o COREPLA. Cercheremo di fare degli accordi, per così dire interdipartimentali, per capire come potere arrivare a mettere insieme una filiera a circuito chiuso. Al momento, però, sono solo idee”.
– Quali prospettive nel dialogo con la GDO sul terreno in particolare delle private label?
“Nel nostro settore la quota di mercato della private label è del 70%. Questo significa che la cassaforte è in mano alla distribuzione. Serve un colloquio tra produttori e retailer per trovare il modo di non banalizzare un prodotto che, non lo dimentichiamo, è frutto di un lavoro complesso”.
– Ha in mente qualcosa di specifico?
“Con alcuni distributori il dialogo è iniziato, soprattutto quelli con cui è più facile parlare di filiera, qualità e valore. Quello a cui pensiamo è un cammino parallelo che valorizzi ogni singola fase della catena”.
– Quali sono gli sviluppi sui progetti di apertura della compagine del Gruppo alla frutta di IV Gamma e alla V Gamma, annunciati qualche mese fa?
“Preferisco non fare annunci fino a quando le cose non si verificheranno. Posso dire che stiamo affrontando un discorso serio con alcuni soggetti anche in considerazione che molti dei nostri associati, come Ortoromi e Zerbinati, hanno rami di attività nel ready-to-eat, in aggiunta a quello meramente legato all’orticolo fresco. Certamente l’obiettivo è ampliare la platea degli associati”.
Mariangela Latella