Clima impazzito e atomizzazione produttiva sono i principali ostacoli allo sviluppo della IV Gamma italiana, ostacoli che stanno spostando il baricentro produttivo verso Paesi con maggiore organizzazione e aggregazione, a partire dalla Spagna, e mettendo il settore produttivo italiano davanti ad un bivio: quale strada intraprendere per essere certi di essere competitivi nei prossimi anni sul piano commerciale?
Il gap tra Italia e Spagna nell’innovazione si sta progressivamente riducendo e, spinte dalla crescente domanda, le grandi organizzazioni produttive iberiche, stanno pian piano iniziando a produrre le varietà che soltanto fino a ieri erano prerogativa unica delle serre italiane: baby-leaf, micro-green e ogni genere di ortaggio a foglia richiesto dalla IV Gamma.
“Quest’anno la situazione in Italia è particolarmente difficile”, afferma Massimo Terrazzan, buyer della veronese Euroverde, parte del Gruppo Bruno Srl, che abbiamo incontrato in Francia. “I danni climatici e l’eccessiva frammentazione del tessuto produttivo stanno rendendo il lavoro di noi grossisti che lavoriamo anche nel settore della IV Gamma, particolarmente difficile. Manca prodotto. Si fa fatica a trovare radicchio tondo e cicoria pan di zucchero che registra un calo di volumi fino al 50%. Questo ci spinge a cercare fornitori all’estero, come in Spagna, dove peraltro abbiamo il vantaggio di riuscire a riempire un bilico o container con una o due telefonate al massimo. Mentre in Italia non ne bastano cinque”.
Si tratta di una tendenza particolarmente rischiosa per il settore produttivo frammentato dei produttori di IV Gamma italiani. Nel senso che, tolta quella decina di aziende grandi e medie (sostanzialmente tutte riunite intorno al tavolo dell’ex AIIPA IV Gamma, oggi Unione Italiana Food) la restante parte, circa 200 aziende agricole, operano in ordine sparso vendendo il prodotto al migliore offerente, spesso tra i grossisti del settore. Si parla comunque di piccole realtà che possono offrire quantitativi limitati sicché il grossista è costretto a fare innumerevoli telefonate per riempiere un carico con il rischio, in una stagione climatica avversa come questa, di non riuscire a soddisfare la richiesta del cliente, che è poi rappresentato dalle catene della GDO italiana e internazionale, con le loro rigide esigenze.
“Il problema – continua Terrazzan – è che se la GDO si abitua al prodotto che arriva dall’estero, poi continua a richiedere quello. L’eccessiva frammentazione del tessuto produttivo italiano di IV Gamma, non lascia presagire nulla di buono. Ci sono casi acclarati di distributori di IV Gamma che piuttosto che continuare a rifornirsi in Italia con tutte le incognite del caso, dal clima all’incertezza dei volumi, hanno preferito investire nella realizzazione di propri impianti produttivi in zone vocate della Spagna e del Portogallo”.
Per l’Italia che produce IV Gamma un grido d’allarme? E’ lecito chiederselo e, se del caso, correre ai ripari prima che sia troppo tardi.
Mariangela Latella