IV Gamma alla prova della siccità. Pareri a confronto

L’allarme siccità che si prospetta per quest’estate, date le premesse di questa primavera con poche precipitazioni e di un inverno senza neve, complica ulteriormente l’annata della IV Gamma, che esce da un inverno con eccesso di prodotto e prezzi in picchiata.

“Il rischio è che nelle aree più colpite – spiega Rosario Rago, presidente dell’omonimo gruppo campano –, come ad esempio la Piana del Sele, i coltivatori potrebbero anche essere costretti a non piantare già dal mese di giugno. Con la conseguenza che potrebbe mancare prodotto durante la stagione estiva anche a vantaggio di competitor stranieri, come la Spagna, sempre che il problema siccità sia limitato alla sola Italia”.

Non è solo il polo produttivo della provincia di Salerno a risentire della mancanza di acqua. Il Nord-Ovest, infatti, risulta essere l’area maggiormente penalizzata, dove più evidente è stata l’anomalia termica stagionale con temperature superiori di 1,2 gradi alla media. Secondo un’analisi di Coldiretti, sulla base dei dati Meteoexpert, il solo trimestre invernale 2019 ha fatto registrare un deficit pluviometrico nazionale pari a -30%, che equivale a circa 15 miliardi di metri cubi in meno di acqua rispetto alla media stagionale, e al Nord le precipitazioni si sono praticamente dimezzate.

I primi ad accusare il colpo sono i vivai, che stanno lavorando allo sviluppo del materiale vegetale che sarà piantato a giugno. In caso di persistente mancanza d’acqua potrebbero venire a mancare proprio le piantine. “L’anomalia climatica – precisa la nota di Coldiretti – ha compromesso le riserve nel terreno, lasciato senza neve le montagne ed a secco invasi, fiumi e laghi. Il Po è 3,12 metri sotto lo zero idrometrico al Ponte della Becca a Pavia, il lago di Como ha un riempimento di appena il 7,6% con un livello di -27,7 centimetri vicino al record negativo storico registrato nel 1958, mentre il Maggiore è riempito solo per meno di un terzo (29,5%) del suo potenziale”.

Meno sentito il problema in Calabria, nuovo centro di produzione di IV Gamma (insieme a Puglia e Lazio) e nel Milanese dove, secondo quanto riferisce Ambrogio De Ponti, presidente di AOP Uno Lombardia, “non si stanno registrando problemi di approvvigionamento idrico dal momento che noi attingiamo ad una falda acquifera intatta, a venti metri di profondità. Qui abbiamo avuto il problema opposto, ossia di smaltire l’acqua in eccesso che abbiamo avuto con l’eccesso di precipitazioni. Tuttavia la preoccupazione c’è perché quest’anno non è nevicato per niente sicché, la preoccupazione esiste. Meno criticità avvertiamo sul fronte della competizione internazionale perché le varietà coltivate in Italia non sono prodotte dagli altri Paesi soprattutto per quanto riguarda la maggior parte delle baby leaf. Tuttavia la mancanza di prodotto rappresenta sempre un problema per il comparto anche perché il rischio è che l’aumento dei prezzi non si traduca né in maggiori margini al produttore né, in ogni caso, in rientri tali da coprire i costi sostenuti comunque, a fronte di rese basse”.

La soglia di perdita di volumi entro la quale è possibile ancora parlare di rientro dei costi, è intorno al 10%. Oltre, si parla di perdite nette. Questo potrebbe accadere se, nei mesi estivi, quando il fabbisogno idrico rimbalza anche di 10 volte  rispetto al normale fabbisogno, mancasse l’acqua e le autorità preposte, come i Consorzi di bonifica, fossero costrette a contingentarla, come è accaduto due anni fa.

Secondo la CIA, nell’ambito della IV Gamma l’aumento del fabbisogno idrico per ettaro, nel periodo primaverile-estivo rispetto alla stagione autunno-invernale, può essere quantificato tra il 50% e il 100% per quanto riguarda le insalate, sia per quelle a cespo sia per le baby leaf, come conseguenza della temperatura media più alta che si ha durante il ciclo di produzione. Diverso è il discorso per gli ortaggi destinati alla IV Gamma dove la differenza è ancora più marcata.

“Basterebbe che nel corso di questa primavera – precisa Pasquale Raiola, responsabile ortofrutta e olio di CIA – piovessero 200 mm di acqua per scongiurare il rischio siccità. Ma non tutti in una volta, tante piccole pioggerelline distribuite nel tempo. Allo stesso tempo, si rivelano sempre più urgenti interventi infrastrutturali sulla capacità di raccolta delle piogge in eccesso oltre che di ottimizzazione della rete idrica per evitare gli sprechi”.

Allo stato attuale, la rete idrica nazionale riesce a trattenere appena l’11% delle bombe d’acqua che sempre con più frequenza si abbattono sulla penisola nel periodo autunnale. Il resto viene sprecato.

Mariangela Latella

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