Urban e vertical farming, la Francia fa da apripista

La Francia spinge sull’urban farming con soluzioni di coltura in serra tra le più creative che hanno già portato, soprattutto nei principali capoluoghi a partire da Parigi, alla costruzione di strutture protette sopra i tetti dei palazzi o la riconversione di vecchi parcheggi o aree industriali degradate alla produzione di orticole in serra o, come l’ultimo progetto del Gruppo CMF di Varades, nei pressi di Angers, alla costruzione nei sobborghi di Parigi, di una serra verticale di mille metri quadrati su sei piani, per la produzione di ortofrutta bio e a Km 0 necessaria al fabbisogno dei 5mila abitanti del territorio circostante.

“Si tratta di un progetto pubblico – ci spiega Renaud Josse, ceo del gruppo che abbiamo intervistato durante una visita al quartier generale del gruppo – che ci ha commissionato un comune dell’hinterland parigino per un valore dell’investimento iniziale pari a 5 milioni di euro. Si tratta di una serra che sarà alimentata per metà con pannelli solari e per metà con l’energia elettrica tradizionale. I cantieri sono già stati inaugurati e i primi raccolti si vedranno nel 2020, ossia dopo la consegna dei lavori attesa tra un anno e mezzo. La serra fungerà inoltre da struttura per la vendita diretta dei prodotti freschi coltivati con la conseguenza che si taglieranno i costi della logistica e delle varie fasi distributive”.

Secondo alcuni dati emersi nel corso del convegno sul vertical farming, tenutosi al Sival di Angers, martedì 15 gennaio, l’utilizzo di queste di colture, che rappresentano uno dei presupposti per garantire prodotti bio con la coltivazione fuori suolo o idroponica a parità di resa rispetto ai convenzionali, l’uso del vertical farming permette un risparmio della risorsa idrica del 50%; permette inoltre di riciclare gli scarti attivando un sistema integrato per la creazione di energia dalle biomasse anche se, allo stato attuale, c’è una carenza di biodiversità sulle colture e manca la manodopera specializzata che servirebbe ma l’obiettivo, secondo l’associazione globale Vertical Farming, è di arrivare alla robotizzazione completa del settore entro 5 anni, per lo meno nelle regioni più all’avanguardia, come la Francia, dove si registra un trend in forte crescita per l’urban farming, anche in relazione alla previsione che da qui ai prossimi venti anni la popolazione delle aree metropolitane è destinata a raddoppiare.
“Quello che abbiamo davanti – continua Josse – è un periodo di forti cambiamenti che ci impongono di riorganizzare il nostro sistema di approvvigionamento alimentare e rispondere alle domande di food security e sostenibilità dei prodotti che ci pongono i consumatori. Secondo le stime, in questo stesso periodo, a causa del declino atteso per il mercato delle automobili, nei prossimi 20 anni avremo molte aree cittadine, oggi destinate a parcheggi, inutilizzate e che potranno ben essere destinate alle coltivazioni urbane. Sono scelte di cui dovrà occuparsi la politica ma intanto a Parigi abbiamo già installato serre sui tetti di edifici di 5 e anche 7 piani”.
In questo contesto la collaborazione tra coltivatori urbani, magari improvvisati, e quelli di campagna, diventa fondamentale anche in termini di condivisione di know-how e allo stesso tempo per capire quali colture sono più adatte alla coltivazione urbana e quali invece per quella in campagna. “Il punto – continua Josse – è che si tratta di impianti al momento molto costosi che possono essere installati da grandi imprese, come le multinazionali, in grado ad esempio di acquistare grandi estensioni di terra anche giocando sul valore aggiunto delle produzioni ottenute con queste tecniche, oppure da enti pubblici, come nel caso del comune parigino che ha costruito questo progetto incentrandolo sul sistema di equità sociale che genera fra l’altro posti di lavoro per persone diversamente abili che sarebbe difficile collocare altrove”.
Tra gli altri progetti in corso di realizzazione da parte di CMF Group, c’è una serra di pomodori da 17mila mq, la più grande in tutta la Francia, attualmente in costruzione in Normandia.

Mariangela Latella

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